L’investimenti al settore energetico vanno difesi prima che sia tardi da Dr Lorenc Gordani, 19 Novembre 2016

Attualmente si parla molto d’attrare degli nuovi investimenti ma ci si dimentica del rischio degli investimenti attuali nell’idroelettrico in Albania. Eppure il tutto può essere facilmente evitabile con una politica un po’ più lungimirante che potrebbe generare più mercato e un impulso di rilancio per il settore energetico, sotto pressione a causa, anche, di una marcata concorrenza dell’energia sussidiata proveniente dai nostri vicini.

Tale realtà lo constatiamo anche a pochi giorni dall’esito di una votazione (del 22 dicembre 2016 sulla nuova legge FER) che permetterà di mantenere in attività per molto tempo le vetuste centrali a carbonio e nucleari dei nostri vicini. Il tutto a favore dei commercianti che oltre ad essere i maggiore player di trading nella regione sono essi stessi anche proprietari degli impianti, che spesso sono in gara anche per dei sussidi europei a rinnovare o costruirne dei nuovi impianti.

L’idroelettrico in Albania è in crisi per varie ragioni, a partire dalle limitate possibilità offerte dalla liberalizzazione del mercato elettrico riguardo agli investimenti mancati alla rette di distribuzione. Pertanto, la soluzione più semplice, logica e responsabile da fare è il tassare l’importazione dell’energia da carbone. Come ancora più ovvio, Acerc consiglia la creazione di un regime di sostegno nazionale, che obbliga i fornitori dell’energia a includere una tassa predefinito per le energie rinnovabili nella loro offerta, o consumatori dell’energia ad includere una quota di consumo da fonti rinnovabili dell’energia.

Questo farebbe possibile il soddisfare una parte dell’obbligo attraverso l’utilizzo di certificati verdi. Ma il mancato delle politiche verso l’idro sono dei chiari segni di mancato volontà politica nella regione verso le iniziative della decarbonizzazione e l’uscita dal nucleare. Un motivo della quale è stato il prolungare dell’attesa dell’esito sulla chiusura dei vari centrali e reattori nucleari in Bulgaria e Romenia, e al carbonio in Kosovo, Serbia e altro, come i nuovi progetti legati con il gasdotto naturale nei Balcani, che altrimenti porterebbe l’idroelettrico ad riacquistasse valore e probabilmente caduta dei tagli.

Comunque nell’interesse nazionale i nostri politici dovrebbe reagire prima e con più decisione. L’impatto è pesante e diretto: si parla di mancato di investimenti esteri per milioni di euro e lancio delle occupazione. Concretamente dopo la creazione di competenze ad ogni anno con circa 2200 nuovi ingeneri, il tutto avviene anche con una riduzione rilevante dei costi di investimento. Altrimenti significa ridurre il tutto a beneficio delle compagnie di commercio che importano in Albania “carbonio” prodotto dai vicini e fanno “svolazzare” all’estero ogni anno milioni di euro.

Molto a breve partirà il solito “teatrino politico” nella ricerca del voto con diversi attori che hanno fatto poco per difendere gli investimenti proprio delle comunità più remote nel Paese, o che al contrario hanno appoggiato l’importo dell’elettricità dai ricchi vicini. Ma il nostro futuro non dovrà essere strumentalizzato e stare alle balie del continuo ripensamento delle priorità regionali e per incentivare gli investimenti all’idroelettrico servono garanzie chiare! Solo la strategia energetica del 2020 in carta, serve poco a sostegno dell’idroelettrico, ed è ora di un serio ripensamento prima che sia tardi!

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